Ai cittadini britannici è stato chiesto di partecipare a un grande censimento sugli insetti. È stato chiesto loro di scaricare un’app, Bugs matter (gli insetti contano), che ha permesso di calcolare il numero di insetti che si sono spiaccicati sulle targhe delle loro automobili nell’arco di un’intera estate: quella del 2021. Questi dati sono stati poi messi a confronto con quelli del 2004 quando era stato portato avanti un test analogo. Il risultato? “Terrificante”: il numero di insetti, impollinatori e non, è calato del 60 – sessanta – per cento. Terrificante a detta degli stessi ricercatori visto che la vita sulla Terra dipende dagli insetti. Con solo due “annate” a disposizione, però, per gli scienziati è impossibile giungere a conclusioni e per questo verrà portato avanti un nuovo “censimento” – a furia di insetti spiaccicati –già nel corso dell’estate in arrivo, da giugno ad agosto. Il declino è stato maggiore in Inghilterra, con un calo del 65 per cento, seguita dal Galles (55 per cento) e poi dalla Scozia con una riduzione pari al 28 per cento. Anche se ufficiosi, questi risultati sono in linea con quelli di censimenti analoghi condotti in altre parti d’Europa. Ad esempio in Danimarca dove – tra il 1997 e il 2017 – il calo è arrivato a sfiorare addirittura l’80 per cento.
E in Italia? Il trend prosegue. Sono numerose le denunce arrivate da associazioni, imprese e semplici cittadini per morti “sospette”, in particolare degli insetti impollinatori, come le api che vengono celebrate ogni anno il 20 maggio attraverso una Giornata mondiale istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite accompagnata da una risoluzione che mette in guardia i governi sulle cause di questa riduzione della popolazione nel mondo: distruzione, degrado e frammentazione degli habitat, inquinamento (in particolare da pesticidi), cambiamenti climatici e diffusione di specie aliene invasive, parassiti e patogeni. Cause scovate in qualsiasi parte del globo e che chiedono soluzioni rapide ed efficaci. Come la messa al bando definitiva dei pesticidi neonicotinoidi, i più pericolosi.
In Lombardia, sempre nel 2021, anno in cui è stato portato avanti il censimento nel Regno Unito, l’associazione Apilombardia ha stimato che oltre 10 milioni di api “non hanno fatto ritorno” ai loro alveari. Eppure in Italia oltre il 75 per cento delle principali colture agrarie e circa il 90 per cento delle piante selvatiche da fiore hanno bisogno di api, vespe, farfalle, coccinelle e di altri insetti impollinatori per trasferire il polline da un fiore all'altro e – quindi – riprodursi. Lo ricorda l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale che aggiunge come “l’impollinazione animale, consentendo a tantissime piante di riprodursi, è la base fondamentale per:
- l’ecologia delle specie e il funzionamento degli ecosistemi;
- la conservazione degli habitat;
- la fornitura di una vasta gamma di importanti e vitali servizi e benefici per l’uomo”.
Nel 2022 la Fao, l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura, ha deciso di celebrare il 20 maggio attraverso un evento virtuale per sottolineare l’importanza della diversità e dell’intero sistema di impollinazione fornito – gratuitamente – dalle api. Diversità, una parola che torna e ritorna. Non è un caso che a due giorni dalla giornata dedicata alle api, si celebri la giornata della biodiversità, il 22 maggio. Quasi a voler sottolineare che le api e gli insetti impollinatori sono la madre di tutte le specie, quelli che garantiscono la nostra salute, la biodiversità. Senza gli insetti, infatti, sarebbe a rischio la nostra sicurezza alimentare. Da loro dipendono 75 delle 100 colture più importanti al mondo, mentre l’87 per cento delle coltivazioni destinate a nutrire l’essere umano conta sul lavoro che questi insetti ci offrono. Sì, offrono perché non ci chiedono nulla in cambio. Al contrario, se il numero di api continuerà a diminuire, il prezzo da pagare sarà altissimo.