I genitori: come conciliare la didattica a distanza e lo smart working
Abbiamo vissuto la prima ondata di questa pandemia come un’occasione per il tempo lento, per la famiglia, per riprendere un ritmo sconosciuto, chiusi in una bolla protettiva, nonostante la preoccupazione e le privazioni, si è cercato comunque di trovare un aspetto positivo.
Oggi non è così facile trovare gli aspetti positivi di questa situazione, ed ecco che allo stress e ai pensieri di carattere economico, sociale, lavorativo e medico, si aggiunge la responsabilità della gestione scolastica dei propri figli.
Bisogna fare delle premesse che non per tutti sono scontate: per prima cosa lo smartworking non è sinonimo di tempo libero, e ci sono lavori che necessitano di presenza fisica, dove li mettiamo i bambini?
La quotidianità in didattica a distanza è scandita da:
- 200 messaggi in chat della classe (moltiplicato per il numero dei figli)
- schede da stampare
- compiti da scaricare
- attivare e gestire la connessione
- spiegare al bambino ciò che non comprende della lezione (a volte nemmeno chiaro all’adulto)
- gestire i compiti, caricarli e consegnarli
- lavorare, far da mangiare, spesa, pulire casa e molto altro.
Credete ci sia spazio per la vita qui dentro?
Ecco che mamme e papà vengono assaliti da milioni di sensi di colpa nei confronti dei propri figli per la mancanza di tempo e pazienza; nei confronti della scuola per ritardi e mancanze; nei confronti del lavoro per l’assenza e la discontinuità produttiva, nei confronti di sè stessi perché consapevoli di essere l’ultimo dei pensieri in questa circostanza.
Come si può pensare che queste siano le basi di un ruolo così importante come quello genitoriale?
Essere mamma o papà comporta già molti dubbi e fatiche, ma tutto è avvolto dalla meraviglia di quei momenti di relazione, di vita insieme, di crescita, confronto e scambio. Nella maggior parte dei casi con la Didattica a distanza rimangono solo gli impegni, le incombenze, le consegne che tolgono spazio alla meraviglia, alla bellezza… Eppure abbiamo bisogno di bellezza, ne abbiamo bisogno noi e, soprattutto, ne hanno bisogno i nostri bambini.
La bellezza è quella che rimane nei cuori, che vanifica gli sforzi, che motiva alla vita, che permette di realizzare progetti, che accompagna al futuro senza paura.
Oggi la bellezza manca e in questo clima i bambini rischiano di percepire la vita come una grande fatica, che si generi rassegnazione e si soffochino i sogni. Siamo sicuri che questo sia il messaggio giusto?
I docenti: insegnare a distanza durante la DAD
Gli insegnanti sono senza dubbio quelli più giudicati in questo periodo, tutti gli occhi sono su di loro, a volte, diventando la valvola di sfogo per le frustrazioni altrui. Premetto che molti insegnanti sono anche genitori, quindi si aggiungono alla lista di fatiche di cui sopra!
Oggi però voglio parlare solo dell’eccellenza di questa figura professionale, perché il resto crea danni a priori, in presenza o in DAD, quindi merita un articolo a parte.
Essere insegnanti è un sentimento, è uno stato, è un progetto, comporta studio, dedizione, amore per il proprio lavoro, per i bambini, per la relazione e la condivisione; il principale scopo di un Maestro è di accompagnare gli alunni nell’acquisizione di concetti, di momenti, di pensieri e di intenzioni che li renderanno adulti migliori, professionisti competenti, persone buone.
Per realizzare questo scopo servono empatia, passione, relazione, contatto, sperimentazione, dialogo, confronto, condivisione, come si può pensare che si possa fare tutto questo attraverso un computer?
Non è fattibile, non si può e basta, si può tamponare, temporeggiare in attesa di riprendere la VERA didattica, ma senza vicinanza non c’è possibilità di fare altro che semplice attendere.
E’ per questo che ringrazio tutti quegli insegnanti che non hanno chiesto nulla ai propri alunni, ma semplicemente hanno rispettato il momento, hanno fornito strumenti, hanno dispensato fiducia e sostegno, ma soprattutto comprensione. Sono stati oggetto di critiche e giudizi: molti genitori e dirigenti hanno semplificato classificandoli come “sfaticati”, ma la realtà è che questi insegnanti hanno trasmesso il messaggio più importante: “Ti aspetto, sono qui e attendo che tu sia pronto, intanto dimmi, come stai?”
Sono forse una minoranza questi insegnanti coraggiosi, perché nella maggior parte dei casi non si possono permettere questa libertà di azione, devono sottostare al Programma Ministeriale e si perché siamo in piena pandemia mondiale, la maggior parte delle attività commerciali sono ferme, l’economia bloccata, siamo in piena emergenza sanitaria, molte persone sono in balia di traumi psicologici irreparabili, ma il PROGRAMMA MINISTERIALE non si può modificare!
Ascoltare i bisogni di bambini e i ragazzi durante la didattica a distanza
Direi che dobbiamo rivedere le priorità e rimettere al centro il ben-essere di ognuno di noi, non si può prescindere da questo insegnamento che l’universo ci manda potentemente, e nemmeno un disastro mondiale come quello vissuto in questo ultimo anno ci ha permesso di prenderne consapevolezza.
I nostri bambini, i nostri ragazzi lo urlano forte, il mondo si è fermato, tutto si è spento, eppure, non abbiamo ascoltato le voci più importanti.
La questione non riguarda solo la DAD in questo momento storico, la verità è che avremmo dovuto sfruttare questo periodo per riequilibrare le priorità, per ricostruire un nuovo concetto di vita, a partire dai bambini, dalla scuola, dal benessere personale e collettivo e invece abbiamo continuato a commettere gli stessi errori, a volte rincarando la dose.
Siamo ancora in tempo?
Certo che sì, se attiveremo questa consapevolezza in ogni piccola parte della quotidianità otterremo risultati inaspettati e saremo finalmente orgogliosi del mondo realizzato!